lunedì 30 maggio 2016

Orientarsi con il telefonino è possibile ? (1)

Corsi OruxMaps

Quando ci troviamo in una zona che non conosciamo e vogliamo spostarci da un un punto a un altro, oppure sapere semplicemente dove ci troviamo, la cosa che istintivamente facciamo di solito è chiedere informazioni a qualcuno. Forse questo è ancora possibile se ci troviamo in una città o comunque in un centro abitato (ma non è detto che le indicazioni che ci danno siano chiare !) figuriamoci poi se ci troviamo in aperta campagna, in un bosco o in montagna. Il rischio di perdersi o scegliere dei percorsi sbagliati è molto alto.
Fino a pochi decenni fa, per l'orientamento all'aperto l'unica soluzione alla portata di tutti era dotarsi di una cartina geografica (meglio se topografica) e di una bussola; poi naturalmente conoscere almeno le basi di come usarle. 


Esistevano già i primi ricevitori GPS (Global Position System) frutto della tecnologia satellitare, capaci di indicarci immediatamente e con una buona precisione la nostra posizione sul terreno; ma questi, oltre ad essere ancora abbastanza costosi e ingombranti, comunque richiedevano ancora l'uso delle cartine. Infatti erano solo di tipo alfanumerico cioè fornivano solo dei numeri: le coordinate (latitudine e longitudine) del nostro punto; ma per capire effettivamente dove ci trovavamo, queste dovevano essere poi riportate su una carta topografica della zona. 

Man mano la tecnologia si è evoluta, i costi si sono abbassati e sono comparsi i cosiddetti GPS cartografici, cioè dotati della possibilità di visualizzare anche le mappe (cartografia digitale) e quindi poter vedere direttamente i nostri spostamenti (tracce) sul terreno. Il boom dei "navigatori satellitari" per le automobili è un esempio chiaro di questa evoluzione che penso conosciamo tutti! 
Ma, anche se noto solo per gli addetti ai lavori, lo stesso è avvenuto anche per i ricevitori GPS portatili (handheld GPS), cioè quegli aggeggi simili nell'aspetto a una ricetrasmittente che possiamo portarci dietro dove vogliamo anche a piedi oppure in bici. 

I geometri e i topografi ma anche gli appassionati di trekking e di mountain-bike li conoscono molto bene e anche i siti web da cui poter scaricare cartine e percorsi sono ormai molto diffusi. Ce ne sono per tutti i prezzi e per tutti i gusti, con funzionalità più o meno avanzate a secondo dell'uso che se ne deve fare.
Pur tuttavia, questi ricevitori GPS hanno un prezzo che non è bassissimo; diciamo che orientativamente si parte da un minimo di 150-200 euro per arrivare anche fino ai 1000 euro per i modelli più sofisticati!
Naturalmente per molti che magari si fanno solo qualche passeggiata in campagna o che comunque ne hanno una necessità molto occasionale, è una spesa non giustificata. E allora che si può fare?



Beh, fortunatamente degli apparecchi che invece abbiamo ormai quasi tutti (anche se alcuni costosi !) sono gli smartphone comunemente detti telefonini e questi sono tutti dotati anche di un ricevitore GPS. Questo naturalmente non sarà della stessa qualità dei ricevitori professionali, ma comunque più che accettabile per le precisioni che servono normalmente; poi chiaramente, alcuni saranno migliori di altri a secondo del modello di smarphone. 



Perciò, specie in questi ultimi anni, non si contanto le "apps" scaricabili che  consentono a tutti gli effetti di usare un telefonino come se fosse un GPS cartografico con tanto di mappe digitali e bussola elettronica. Anche se non proprio appartenente a questa categoria, Google maps è un esempio abbastanza noto che abbiamo tutti già installato e conosciamo bene ; ci fa vedere delle mappe, dei percorsi e la nostra posizione, e il suo uso in città o sulle strade segnalate va più che bene. Ma se dobbiamo fare attività all'aperto (outdoor) o trekking, le cartine di Google maps non sempre sono sufficienti e poi ci servono delle altre funzionalità di base che esso non ha.

E infatti, come dicevamo, esistono tante apps più specializzate per questi scopi e per tutti sistemi di smartphone (Android, iPhone, Windows mobile); tante sono gratuite e alcune a pagamento  ma comunque con un costo veramente irrisorio. Se cercate con Google Play Store (o App store per iPhone) ne trovate una miriade con il rischio di confondervi. Per aiutarvi, almeno per iniziare a conoscerle, in questo articolo ve ne segnaleremo alcune che, per opinione diffusa  sono tra le migliori o comunque tra le più note. 
Nel prossimo articolo, prima di affrontare l'argomento apps vedremo quali sono le caratteristiche tecniche consigliate che uno smartphone deve avere perchè, pur non potendo avere le stesse prestazioni di un vero e proprio GPS per outdoor, possa comunque simularne decentemente il funzionamento.







martedì 17 maggio 2016

Una passeggiata a... Pantalica (da Sortino)

Raggiunta Sortino seguite la cosiddetta Via Pantalica o SR 11 fino ad uscire fuori dal paese, dopo aver percorso poco meno di un chilometro appena superato il ponte sul Torrente Guccione troverete, alla vostra sinistra, una traversa sterrata che vi condurrà all’Eremo di “Santa Sofia ‘a Rassu”.


L’eremo, cosi chiamato per essere posto fuori dall’abitato attuale, “in basso”, fu costruito nella seconda metà del XVI secolo nei pressi di una piccola grotta dove, secondo le credenze popolari, avrebbe vissuto in eremitaggio la Patrona di Sortino “Santa Sofia”.

L’edificio recentemente restaurato è posto su di un dirupo sotto cui è si trova la cosiddetta “Sorgente di Santa Sofia”, che si sarebbe formata grazie ad un prodigio della stessa Santa.








La facciata della chiesa è piuttosto semplice, caratterizzata solo da un grande portale centrale di forma arcuata delimitato da due colonne che sorreggono una trave merlata e da un finestrone di forma rettangolare; i due pilastri laterali sorreggono il frontone della chiesa. 

Foto: http://www.lct-architettura.it/Restauri/&id=54






All’interno vi è una sola Navata in cui possiamo ammirare la volta lignea (collocata dopo il crollo di quella originale) e gli eleganti altari.
Vicino all’Eremo possiamo anche visitare la “Grotta di Santa Sofia” in cui si crede che al suo interno abbia vissuto “Santa Sofia” fino a quando non venne martirizzata. Questa grotta, adibita ad “Oratorio Rupestre” nel periodo bizantino, ospitò per un certo periodo anche le spoglie mortali di “Santa Sofia” prima di essere trasferite nell’omonima chiesa a Sortino.

Visitata Santa Sofia “a Rassu” proseguite in auto lungo la SR 11 per circa 4,5 km fino ad arrivare all’ingresso di Pantalica detto “lato Sortino”, da qui inizierà la vostra escursione.







Seguite il sentiero che vi condurrà in breve sul costone che sovrasta il torrente Calcinara e proseguite verso il fondo cava, attraverso il caratteristico percorso a scalini intagliato nella roccia viva.








Dopo esservi rinfrescati nelle limpide acque del torrente, guadatelo e risalite l’altro versante della cava.


Da qui inizia la vostra avventura a Pantalica oggetto di due importanti campagne di scavo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 ad opera di Paolo Orsi e poi, intorno agli anni ‘50 del ‘900 da Luigi Bernabò Brea, a loro dobbiamo, ancor oggi, gran parte delle notizie scientifiche sul sito.

Le origini di Pantalica non sono ancora note, certamente la grande comunità sicula che qui viveva venne distrutta da conquistatori greci e solo l’immensa necropoli, che conta circa cinquemila tombe, ci rende testimonianza delle dimensioni che doveva avere in era protostorica, il complesso.
In età greca il sito perse d’importanza fino a diventare zona periferica della città di Siracusa o di altre poleis vicine, mentre un nuovo ripopolamento del sito si ebbe nel periodo della dominazione bizantina. Pantalica vide allora la fondazione non solo di villaggi, che hanno sfruttato e ampliato le grotte delle necropoli preesistenti, e si sono sviluppati spesso attorno alle chiese rupestri, ma anche l’insediamento di una legione militare.

Gli insediamenti “bizantini” di Pantalica si trovano ai margini di una piccola pianura lunga circa 1200 metri e larga 600, racchiusa dal corso dei torrenti Calcinara ed Anapo. Sotto tale pianoro, lungo i fianchi della cava, si possono scorgere le tracce più importanti dei diversi insediamenti umani, costituiti da tre villaggi ognuno dotato di una propria chiesetta rupestre. (http://www.comunesortino.gov.it/download/guida-pantalica.pdf)


Il primo insediamento che troverete venendo “dal lato Sortino” si trova a ridosso della necropoli Cavetta, il secondo villaggio è posto sotto il cosiddetto Anaktoron o Palazzo del principe, nella necropoli Sud con centro religioso l`oratorio di S. Nicolicchio, il terzo e più grande di questi agglomerati rupestri è quello posto tra la necropoli Sud e la sella di Filipporto, composto da più di 150 abitazioni a più stanze e dalla grotta di San Micidiario.



Se la vostra escursione non prevede che un solo giorno vi consigliamo di limitarvi alla visita del primo insediamento quello della Cavetta. L’abitato conta circa 70 abitazioni ed aveva come centro religioso annesso l’oratorio della grotta del Crocifisso.


La grotta è ubicata lungo un viottolo che porta alla Necropoli Nord e presenta un impianto irregolare tendente al rettangolo e sembra essere composta da due ambienti contigui disposti in modo non assiale, la parete anteriore della grotta è franata.
Nella parete di destra si trova l’abside rettangolare, dove Orsi individuò “flebili tracce” di una Crocifissione fiancheggiata da una figura femminile, riconoscibile con la Vergine. Lungo le pareti dell’ambiente di sinistra si nota la figura di San Nicola.






Il dipinto raffigurante una santa non identificata fu staccato all’inizio del XX secolo e si trova attualmente conservato presso i magazzini del museo archeologico regionale Paolo Orsi di Siracusa.

Foto: http://www.instoria.it/home/pantalica_sicilia_II.htm







Nei pressi del villaggio della Cavetta da segnalare la cosiddetta grotta Trovata, praticabile solo da esperti speleologi, secondo recenti studi geologi si tratterebbe di una “paleorisorgenza”, cioè di una cavità dalla quale fuoriusciva acqua prima dell’abbassamento del livello della falda freatica in seguito al sollevamento tettonico che ha interessò la zona circa un milione di anni fa. Oggi, purtroppo, la grotta si trova in un deprecabile stato di abbandono e molte splendide stalattiti, stalagmiti e colonne sono state distrutte o asportate.

Visitabile invece anche da visitatori non particolarmente attrezzati e la grotta dei pipistrelli, che versa in uno stato di conservazione nettamente migliore, posta su una parete rocciosa sul torrente Calcinara.

La caverna, lunga circa 270 metri, così chiamata perché offre rifugio a una numerosa colonia di pipistrelli, ha un andamento abbastanza orizzontale comodamente percorribile perché larga mediamente una decina di metri.





Seppur non dotata di particolari concrezioni presenta al suo interno le cosiddette “marmitte inverse”, che fanno assumere alla volta un aspetto a cupola più o meno arrotondata. Fino al secolo scorso, come testimoniano anche alcune scritte incise sulle pareti, la grotta è stata intensamente sfruttata dall’uomo come miniera di guano considerato un ottimo fertilizzante naturale.
(http://www.pleinairbds.it)







Vitata anche la grotta dei pipistrelli non vi resta che ritornare dalla stessa strada che avete percorso all’andata, facendo in modo di essere in macchina prima che faccia buio.


Mappa: http://www.pantalica.org/piantap

venerdì 6 maggio 2016

Efisio Picone, un ricordo a vent'anni dalla scomparsa

E. Picone nel 1990 ad Otranto
Il 7 Maggio di vent’anni fa ci lasciava, o come avrebbe preferito lui, raggiungeva l’Oriente Eterno, Efisio Picone, pioniere siracusano di tante battaglie urbanistiche in difesa del centro storico.

Nato nel 1945, sin da ragazzo mostrò chiaramente la sua indole associativa e divulgativa, fondando e animando il giornalino del liceo classico “Il GARGALLinaccio”.
Poco più che ventenne, come non pensare così al tipo di contributo offerto dai suoi coetanei di oggi, avviò una strenue battaglia per la salvaguardia di Ortigia contro ogni tipo di speculazione edilizia, allora ampiamente tollerata da gran parte dell’opinione pubblica. Un suo articolo pubblicato sul settimanale La Domenica, nell’Agosto 1969, dal titolo Giochi di prestigiazione rimane ancora oggi, non solo un eccellente esempio di scrittura ma soprattutto una delle più clamorose denunce sulle tematiche urbanistiche ed ambientali del tempo. 


E. Picone con Bernabò Brea





Dalle sue battaglie in difesa del territorio nacque senza dubbio la sua sfrenata passione per l’archeologia, che lo portò, dalla fine degli anni sessanta e per oltre un decennio, a collaborare attivamente con la sovrintendenza archeologica di Siracusa, in numerose campagne di scavo e in stretta sinergia con il sovrintendente del tempo, il grande archeologo, Luigi Bernabò Brea. 

E. Picone con S.L. Agnello




Negli stessi anni collaborò anche con la pontificia commissione di archeologia sacra e con i professori Giuseppe e Santi Luigi Agnello, in ricerche condotte nelle catacombe di Santa Lucia e San Giovanni a Siracusa.





La copertina di "Ruspe e vecchi palazzi"
Ancora negli anni Settanta nacquero su suo impulso, numerose iniziative culturali; il Centro siciliano d’iniziative archeologiche, l’associazione culturale Luigi Einaudi, e diverse iniziative editoriali tra cui “Ruspe e vecchi palazzi” pubblicato nel 1974, vero e proprio pamphlet polemico dall’emblematico sottotitolo “Polemica per il centro storico”. 
Queste il fulminante incipit: 
"Si dice comunemente che al peggio non c’è fine; questo ancora è vero.
Leggevo la notizia sui giornali locali, alcuni giorni or sono; con apposita ordinanza è stata ingiunta la demolizione di un vecchio e cadente edificio in via del Consiglio Reginale, all’angolo con Corte degli Avolio.
Detto edificio vecchio lo è senza dubbio, pare anzi che la sua costruzione sia antecedente al terremoto del 1693 e forse, proprio per questo, c’è qualche maligno che lo definisce “antico”.


Controcittà nr 6 del 2 Ottobre 1976






Ulteriore iniziativa d’avanguardia, in campo divulgativo, fu il settimanale “Controcittà”, edito nel 1976. A leggere, ancora oggi, i contenuti di “Controcittà”, ed il titolo la diceva già tutta sullo stile editoriale, non si può che rimare ammirati dal tono tagliente dei suoi contenuti politici o dalla lungimiranza di alcune battaglie per la difesa del territorio. 










Nel 1979 pubblicò un breve saggio sul Castello Maniace e sulle fortificazioni spagnole di Siracusa, ristampato nel 1995 su iniziativa del Rotary club di Siracusa.

Dopo oltre un ventennio di battaglie in difesa del centro storico della sua città, il conseguimento della laurea in archeologia coronò anche il sogno di un riconoscimento in ambito accademico del suo lavoro.

Dal 1985 collaborò in qualità di archeologo con la cattedra di topografia antica dell’Università di Catania, e con le sovrintendenze di Agrigento e della Puglia, per poi a metà anni ‘90 ritornare a collaborare con quella siracusana.

A vent’anni dalla morte, il nostro affettuoso ricordo valga quale sincero ringraziamento, seppur tardivo, della sua opera !

giovedì 5 maggio 2016

Mons. Salvatore Giardina, Siracusa dedichi una via cittadina

Presentata al Sindaco di Siracusa ed alla Commissione toponomastica, una nostra richiesta per intitolare una via cittadina a MONS. SALVATORE GIARDINA.

Di seguito il testo della richiesta









                                                                                            Spett. Sign. SINDACO
                                                                                            Comune di Siracusa
                                                                                            S E D E 

                                                                                            Commissione Toponomastica
                                                                                            Comune di Siracusa
                                                                                            S E D E

Siracusa, 03/05/2016

Oggetto: Richiesta intitolazione strada cittadina a Mons. Salvatore Giardina

L’associazione LA NOSTRA TERRA attiva nel campo dello studio e della salvaguardia del territorio siciliano venne costituita nel 1999 su iniziativa di alcuni ex appartenenti all’associazione scout di Siracusa con sede presso il Santuario Madonna delle lacrime.
Tra le figure di spicco che contribuirono alla formazione sociale e religiosa dei soci promotori dell’associazione, e di innumerevoli altri giovani siracusani, la figura di Mons. Salvatore Giardina  è certamente la più importante e meritevole.
Salvatore Giardina, (Melilli (SR) 16/12/1914, + Siracusa 20/09/1994) giovane rettore della basilica di S.Sebastiano a Melilli, svolse nella città natale una importante azione umanitaria nei giorni dello sbarco alleato, durante l’ultimo conflitto mondiale, costituendo squadre di soccorso alla popolazione, oggetto di bombardamenti.
Su sua iniziativa si formò il primo gruppo scout d’Italia (Settembre 1943) dopo la soppressione del movimento scoutistico attuata dal regime fascista.
Fu per molti anni insegnante di religione presso l’istituto magistrale ed il liceo classico di Siracusa.
Rettore del Santuario dal 1970 alla sua morte, portò tra l’altro a compimento l’erezione del tempio superiore, come oggi lo conosciamo.
Autore di pubblicazioni e volumi, di storia patria e di carattere religioso.
Oltre ai numerosi ed importanti incarichi diocesani , Mons. Giardina va ricordato soprattutto per le sue eccezionali doti di educatore di intere generazioni di giovani siracusani, spesso attratti dalla proposta del metodo scout. 

Per tali ragioni e altre consultabili nella pubblicazione “Padre S.Giardina” di P. Magnano che si allega alla presente, si chiede che venga onorata l’insigne attività del prelato siracusano con l’intitolazione di una strada cittadina.


Distinti saluti
                                                                                                            Il Presidente
                                                                                                  (D.ssa Angela Messina)