giovedì 28 aprile 2016

Beni culturali siciliani... è ora di dire basta !


Questi alcuni titoli che il quotidiano La Sicilia ha dedicato Sabato 23 Aprile e Domenica 24 Aprile 2016 alla situazione dei beni monumentali ed archeologici siciliani e siracusani in particolare.














Naturalmente quelli de La Sicilia, da bravi giornalisti, hanno sentito il dovere di interpellare anche i riferimenti politici e istituzionali della gestione dei beni culturali.
Le risposte ? Eccole:







L’assessore regionale Carlo Vermiglio, in carica dal 4 Novembre 2015, dichiara testualmente di non avere ancora “un quadro chiaro” della situazione e di aver chiesto “relazioni dettagliate”











La sovrintendente di Siracusa Rosalba Panvini: “Sono rammaricata, non abbiamo fondi disponibili” 







Se queste sono le risposte della classe dirigente siciliana, preposta alla tutela e valorizzazione dei nostri beni culturali, siamo messi davvero male !

Ma di chi sarebbero secondo loro le responsabilità di tale stato di fatto ?

Non sono proprio l’assessorato regionale ed i suoi massimi dirigenti a dover intervenire tempestivamente per risolvere il problema ?

O forse la colpa, come dice la sovrintendente, è della pioggia che favorisce la rapida crescita delle erbacce ?

Questo tipo di atteggiamento “rammaricato”, rassegnato e, diciamolo pure, irresponsabile con cui un assessore regionale ed un sovrintendente si approcciano ad un problema di tale portate, è a dir poco scandaloso. 

Sul sito della regione i dati più aggiornati sul flusso turistico risalgono al 2013, e questo già la dice lunga sulla capacità di analisi degli uffici regionali, in Sicilia si sono avute nel 2013 oltre 14 milioni di presenze, di cui 1,3 milioni hanno visitato la provincia di Siracusa, che ha avuto, rispetto all’anno precedente, un incremento del 11,3 %, un vero e proprio record rispetto a tutte le altre province siciliane.

Qual’è la risposta ad una tale impressionante crescita del flusso turistico siracusano, che tra l’altro sostiene un economia in fase di riconversione in chiave ricettiva, da parte dei maggiori responsabili dei nostri beni culturali: rassegnazione, rammarico, fatalismo levantino.

Ma è mai pensabile che chi è istituzionalmente preposto al problema, e ripagato per questo con lauti compensi, riesca a produrre solo questo tipo di risposte ? Se la respons-abilità è infatti la capacita di dare risposte, questo tipo di approccio al problema fa di loro dei veri e propri "irresponsabili" in quanto incapaci di dare risposte, che invece sarebbero tenuti a dare in modo competente e calibrato alle diverse problematiche.

Ma si sa l’Italia, e ancor di più la Sicilia, è il paese in cui si rifugge dal concetto di responsabilità, la colpa è sempre degli altri ! 

Secondo l’assessore:
dei dirigenti delle varie sovrintendenze che non gli forniscono, a sei mesi dal suo insediamento (a proposito quanti assessori al ramo ha avvicendato Crocetta in poco più di due anni ?) “un quadro della situazione” . 

Secondo la sovrintendente di Siracusa:
oltreché della pioggia (sic) anche dal governo regionale che non mette a disposizione fondi sufficienti.
Insomma la responsabilità non è loro, vuoi vedere che la colpa è del cittadino siciliano o dei 14 milioni di turisti che hanno visitato la nostra regione negli ultimi anni ? 

In realtà la paradossale gestione dei nostri beni culturali dimostra inequivocabilmente come senza uno scatto d’orgoglio da parte della cosiddetta "società civile" che denunzi senza mezzi termini l'inefficienza di certa politica e di certa dirigenza, non si andrà, ancora per tanto tempo, verso un reale cambio di rotta. 

I soggetti sociali del territorio possono infatti fare qualcosa; associazioni, sindacati, partiti, operatori economici, parrocchie, professionisti, tutti i cittadini interessati, devono mobilitarsi per pretendere risposte e suggerire correttivi, offrendosi anche, quando possibile, come antidoto alla cronica inadempienza  di certi uffici. Bisogna denunciare con forza, ed a tutti i livelli, l'assoluta incapacità dimostrata fin'ora dal governo regionale e specificatamente dagli assessorati ai beni culturali ed al turismo. (Che ne è stata, a proposito, della famosa cabina di regia BB.CC/Turismo ?)





Siracusa, Museo regionale P.Orsi
l'avviso di chiusura per "mancanza di personale" del 31/01/2016 attaccato con due cerotti !





Bisogna anche considerare che nella città di Siracusa gran parte dei monumenti archeologici, al di fuori del parco della Neapolis, sono chiusi per “mancanza di personale”. Sono sbarrati al turista solo per citarne alcuni: il tempio di Zeus olimpico, il ginnasio romano, il maestoso castello Eurialo e diversi altri. La motivazione, oltre alle sempre utile “mancanza di personale” è che sono, in una città con un enorme potenziale di offerta archeologica e monumentale, beni secondari, e come tali poco visitati. 





Siracusa, Tempio di Zeus...
CHIUSO !





Siracusa, Ginnasio romano...
CHIUSO !







Siracusa, Castello Eurialo...
CHIUSO !










La realtà anche in questo caso è un'altra da quella che qualcuno vuol fare apparire: non sono poco visitati per un eccesso di offerta ma perché non adeguatamente proposti. I vari siti non “fanno rete” tra loro, non esiste una mappa archeologica-turistica di tutto il territorio comunale, non è possibile usufruire di un biglietto cumulativo, i mezzi di trasporto sono assolutamente carenti se non inesistenti, la gran parte non sono dotati di alcun tipo di servizio connesso, mancano: indicazioni stradali, materiale divulgativo, posteggi, punti di ristoro. 

Ma si sa per i politici ed i burocrati regionali sono i turisti che devono adattarsi allo stato di fatto, già è molto che li accogliamo, garantire loro anche l’esperienza di un soggiorno nella nostra città alla pari con tante altre nel mondo (che spesso vantano un patrimonio archeologico, monumentale e paesaggistico infinitamente più modesto) sarebbe troppo ! 

In ogni caso i loro consistenti stipendi sono assicurati, prescindendo da alcun parametro di valutazione e responsabilità. 

mercoledì 20 aprile 2016

Una passeggiata a ... Centrale idroelettrica del Cassibile

La vecchia centrale dell’ENEL sul fiume Cassibile è posta nella parte terminale della riserva naturale di Cava Grande, si può raggiungere attraverso il cosiddetto sentiero “mezza costa” che attraversa la cava dalla cosiddetta “prisa”, posta a monte, ma chiuso ai visitatori dal 2013 per un incendio, oppure dalla ex SP 83 Avola-Petrara-Tangi.

Ex SP 83 "Avola-Petrara-Tangi"
Percorrete l’autostrada Siracusa-Gela, uscite ad Avola ed imboccate subito dopo lo svincolo, la prima traversa a destra che incontrerete da qui troverete già le prime indicazioni per la centrale.







Se non volete, o potete camminare a lungo su una strada asfaltata potete procedere con la vostra auto ancora per circa 4 km fino a che la strada non diventa sterrata. Posteggiata la vostra auto, sempre in modo da non intralciare la circolazione di altri mezzi, incamminatevi lungo la stradina davanti a voi. Dopo poche centinaia di metri sulla vostra destra, al di la di un rigoglioso “giardino” d’aranci potete ammirare due dei numerosi mulini animati dal corso del fiume.

Mulino "Nuovo" o "Toscano"
Si tratta, al di la del fiume, del mulino vecchio o Loffredo, dal nome della famiglia proprietaria i marchesi di Cassibile, mentre sul versante destro potrete vedere il cosiddetto mulino nuovo o Toscano dal nome di un vecchio conduttore. 

Interno del mulino "Toscano"
Soprattutto il mulino Toscano risulta ancora in buono stato di conservazione sono ancora visibili le macine cosi come il salto e il deflusso, punti di accesso e uscita dell’acqua che ne animava le macine.




Per visitare il mulino vecchio dovrete guadare il fiume, ma ne vale certamente la pena anche perchè proprio alle spalle dell’antico opificio vi è un sentiero chiamato "Scala Disa" che conduce al "Cugno Mola", in cui è ubicata la Necropoli del Cassibile, località certamente da visitare.

Mulino "Vecchio" o "Loffredo"


I "Casi rosa"
Dopo aver visto i due mulini, ritornate sulla strada dove avete lasciato la vostra auto e proseguite fino a raggiungere un bivio che alla vostra sinistra vi porterà verso le cosiddette “Casi rosa”, le abitazioni utilizzate dagli operai della centrale fino agli anni ’50 dello scorso secolo. 



Gli edifici che versano in grave dissesto, consentono però di cogliere ancora gli standard abitativi del tempo. Proseguendo sulla stessa stradina appena imboccata dopo poche decine di metri ecco apparire la maestosa palazzina uffici della centrale anche di colore rosa, colore molto diffuso all’epoca per l’utilizzo quale rivestimento esterno del cosiddetto “cocci pesto” ricavato dalla polverizzazione delle tegole d’argilla.

La palazzina uffici


Anche la palazzina uffici versa in stato di evidente abbandono, a giudicare dal tappeto di pallini di plastica presenti, è però scelta come scenario di guerra dagli amanti del soft air.

L'ingresso del rifugio antiaereo






A proposito di guerra, dopo una veloce ricognizione della palazzina uffici, non mancate di visitare il piccolo rifugio antiaereo posto proprio a ridosso della cava grande e risalente all’ultimo conflitto mondiale. 













Interno del rifugio





Provvisto solo di una piccola stanza il rifugio sbuca però su di un picco dove è possibile ammirare uno splendido scorcio della Cava Grande.

Vista della cava e della centrale dall'uscita del rifugio
Lasciate le case e gli uffici e attraverso una scaletta raggiungete la stradina percorsa precedentemente dopo poche centinaia di metri raggiungerete lo spiazzale di accesso alla centrale, delimitato da un cancello d’ingresso.





Dall’esterno, l’ingresso è infatti vietato ai non addetti ai lavori, si possono ancora vedere le grosse turbine animate dal poderoso salto dell’acqua incanalato dalla sommità attraverso una grossa conduttura. 
La centrale costruita tra il 1908 ed il 1910, che forniva al tempo l’intero fabbisogno delle province di Siracusa e Ragusa, fu oggetto di una lunghissima lite giudiziaria con i marchesi di Cassibile che rivendicavano antiche concessioni feudali nell’uso delle acque. Fortemente danneggiata dall’alluvione del 1951 la centrale fu presto riattivata ma il sempre crescente fabbisogno energetico ne marginalizzò l’importanza. Seppur ancora in uso la centrale soddisfa oramai, e solo parzialmente, le richieste energetiche della città di Avola e del suo contado.
Da segnalare come lungo le pareti rocciose poste accanto alla centrale vi sono alcune gallerie, la gran parte delle quali puntellate in modo oramai quasi inutile, che sbucavano in direzione di contrada Tangi, attraversando il costone montuoso di Serra Palazzo che sovrasta la centrale.








Vissuta la vostra esperienza di archeologia industriale non vi resta che concedervi il meritato riposo magari, dopo aver fatto un bagno nelle fresche acque del fiume.



Un veloce spuntino e poi di nuovo sulla strada del ritorno, meditando sulla prossima escursione che avete in animo di fare.





Coordinate centrale: 36°57'34.1"N 15°09'08.0"E



giovedì 14 aprile 2016

Fornello ad alcool fai da te

Condividiamo questo breve video di American Hacker 

... utilizza attrezzi che tutti abbiamo in casa, 

o potremmo avere durante un escursione.

Buona visione !