lunedì 18 gennaio 2016

Bambini e natura


" I bambini di oggi vivono sempre più un distacco dalla natura, le statistiche ci dicono che solo 1 bambino su 10 gioca regolarmente all’aria aperta, tanto che gli esperti parlano di una vera e propria patologia, il ‘deficit da natura’."
Un interessante articolo tratto da www.donnad.it
http://www.donnad.it/con-i-tuoi/mamma/crescita/bambini-e-natura-crescere-fra-piccole-e-grandi-scoperte

martedì 5 gennaio 2016

Una passeggiata a... Monti Climiti

Arrivati a Belvedere proseguite lungo la strada Carancino in direzione Floridia-Priolo, arrivati al bivio svoltate verso Priolo e appena superato la rampa di accesso all'autostrada, nei pressi di un fortino della II GM, lungo la SP 25, posteggiate l'auto lungo la strada. Il piccolo rilievo montuoso che  vedete sopra di voi è il cosidetto "Monte Climiti".
Il luogo è un ex feudo, allora chiamato Monte Climato, e apparteneva nel 1408 alla famiglia Castello che se ne investiva insieme al limitrofo feudo di Diddino. Presto passò di mano, maritale nomine, cioè come bene dotale a seguito di matrimonio, alla famiglia Speciale che lo tenne fino al 1580 quando passò ancora una volta di mano alla famiglia Ibarra, dopo un breve periodo in potere dei Barresi. Gli Ibarra che risiedevano in Spagna concessero nel 1736 alla famiglia Beneventano i feudi Monte Climato, Diddino, Frescuccia e Belfronte con contratto d'enfiteusi e diritto al titolo baronale. Quest'ultima famiglia restò in possesso dei feudi ben oltre l'abolizione del regine feudale nel 1812. Vista la natura dei luoghi l'attività prevalente praticata sul monte era l'allevamento del bestiame oltre alla cura delle rade colture di olivi e carrubbi.







Dalla strada dirigetevi verso il monte e avventuratevi in una bella scarpinata fino ai suoi 293 metri, troverete facilmente, anche per la presenza di diverse frecce segnaletiche indicanti il percorso, una tipica mulattiera scavata nei fianchi della montagna.





Giunti in cima, sbucherete proprio ai margini di una cava di tufo e dopo aver ammirato il bel panorama che vi permetterà di spaziare lo sguardo dalla valle dell'Anapo al mare di Siracusa, seguite il bordo roccioso in direzione Ovest. Attraversando terreni brulli alternati a colture foraggere arriverete ad una masseria che, nella chiave di volta di uno dei suoi ambienti, riporta la data di costruzione 1886.

Dopo un breve riposo, sempre seguendo il costone roccioso, o se preferite attraverso una stradella sterrata interpoderale che parte proprio dalla masseria, potrete raggiungere il cosidetto Castelluccio. L'edificio probabilmente riutilizato e ampliato durante il periodo dei "torbidi" di metà XIV secolo, oramai consistente solo in ruderi di difficile interpretazione architettonica, rappresentava la postazione d'osservazione avanzata di una piccola comunità bizantina che viveva proprio nella piccola valle sottostante.


Ai piedi del Castelluccio si trovava l’ingresso di un piccolo oratorio rupestre, l’ingresso costituito da un basso arco in mattoni conciati reggeva l’intera parete in muratura e chiudeva l’ingresso irregolare della grotta interamente scavata nella roccia calcarea. All’interno una lunga banchina in pietra era probabilmente usata dai fedeli durante i riti religiosi, nella parte più interna un altare, ora molto danneggiato, era ricavato dalla parete e forse fornito di cattedra per il sacerdote. Attorno ai resti dell’altare sono ancora leggibili flebili tracce di decorazioni pittoriche. Dalla stradella che troverete nei pressi del Castelluccio percorsi circa 2 km arriverete alla masseria Italia dove potrete trovare una delle più rinomate aziende casearie delle nostre contrade ed un annesso agriturismo. Da qui, dopo aver magari assaggiato la ricotta calda con il pane cotto nel forno a legna, potete rientrare alla macchina dalla stessa strada già fatta all'andata.


Se siete degli escursionisti provetti e non siete ancora stanchi, vi consiglio tuttavia di proseguire fino al cosiddetto "Casino grande" una bellissima masseria fortificata edificata dai Beneventano sul finire del XVIII secolo.


Dalla masseria Italia scendete lungo la strada asfaltata che costeggia la diga dell'ENEL, superato un cancello, quasi sempre aperto, ma in ogni caso facilmente accessibile dai pedoni, svoltate a destra al primo varco che incontrerete lungo il lungo muro a secco che costeggia la strada. Seguite la strada oramai sterrata fino al Casino grande che viste le sue dimensioni vedrete presto. Qui giunti non lasciatevi prendere dallo sconforto per le condizioni dell'immobile, oramai ridotto in rudere.





Ammirate il portale d'ingresso sormontato da un corpo di guardia sopraelevato e il bel mascherone posto sulla chiave di volta. Sulla sinistra rispetto al portale d'ingresso quel che rimane della chiesetta in cui, fino a qualche decennio fa, si potevano ammirare numerosi affreschi. Dopo la visita al "Casino grande" seguite la stradina che troverete verso la piccola cava sottostante. Attraverso questo sentiero seguendo il ciglio del rilievo dal versante Priolo, in direzione Belvedere, arriverete dopo circa un ora e mezzo di nuovo alla cava di tufo da dove potrete riscendere, dalla stessa mulattiera, scavata sulla roccia, fatta all'andata.